Parigi in giallo
Diario della città tra glamour e gilet
La prima tappa del mio viaggio Parigino inizia con la visita del quartiere Montmartre, considerato uno dei luoghi più affascinanti e pittoreschi di Parigi. E’una collina dove, nel punto più alto, è situata la Basilica del Sacro Cuore, dal quale c’è una bellissima vista panoramica della città. E’un luogo molto turistico ma qui, a mio avviso, si respira la vera essenza di Parigi, i vicoli caratteristici, le chiese ed i musei e soprattutto Place du Tertre dove si trova il cuore vibrante della vita artistica parigina, una piccola piazzetta alberata dove si posizionano con le loro tele gli artisti di Montmartre.
La mia seconda tappa a Parigi è stata la Torre Effeil. La lunga fila per salire fin sopra la cima non mi ha scoraggiata, anzi ne è valsa la pena. C’è una vista mozzafiato, da qui Parigi appare esattamente come l’avevo sempre sognata e dall’imbrunire in poi lo spettacolo di luci rende tutto ancora più magico.
Non puoi conoscere a fondo una città se non hai assaggiato la cucina locale e non può di certo mancare, in un viaggio a Parigi, il pranzo o la cena presso un tipico bistrot parigino. È stata davvero impeccabile la cena presso il ristorante “Refuge des Fondus”, un locale davvero caratteristico, noto per la sua fonduta, dove ci sono solo due tavolate e dunque si cena con altre persone; un modo divertente per conoscere persone di altre nazionalità. Per niente scontata è la tipica crepes parigina, davvero la più buona in assoluto! La si può gustare in quasi tutti i Cafè, frequentati negli anni da famosi scrittori e letterati di Parigi e dove si respira ancora l’autenticità parigina di un tempo.
Irrinunciabile a Parigi è la visita al Museo del Louvre, dove non basta un intero giorno per visitarlo tutto. Dunque ho deciso di dedicare la mattinata del secondo giorno per visitare le opere per me più interessanti e significative. Prima fra tutte il famoso dipinto La Gioconda (dipinto irrinunciabile per un selfie) e la scultura Amore e Psiche. L’esperienza al Louvre è spossante date le vaste dimensioni dello spazio espositivo, ma allo stesso tempo è uno straordinario “tempio dell’Arte” dove vale la pena trascorrere varie ore.
Il pomeriggio continua con una visita al giardino Les Tuileries, luogo celebrato dai parigini per il passeggio ed il relax lungo i suoi viali. E’ una meravigliosa area verde che vanta una storia lunga 450 anni, ma che ancora oggi conserva il suo antico fascino, dove ho trascorso un pomeriggio di tranquillità e relax godendo un po’ di sole durante la fredda giornata invernale.
Il mio terzo e ultimo giorno è un sabato grigio e piovoso, le sbarre di ferro serrano le entrate di tutte le metro, nessuna esclusa e neanche i taxi prestano servizio per via della manifestazione dei gilet gialli. E’ il mio ultimo giorno di vacanza e mi resta ancora da visitare la galleria le Fayette. Come raggiungerla? Non mi resta che armarmi di forza e coraggio e raggiungere la mia ultima destinazione a piedi, il navigatore mi segna soltanto 50 minuti di cammino e così inizio il mio viaggio accompagnata da pioggia e freddo. Dopo un’ora, capisco che la meta è ancora lontana e non conto più i minuti all’arrivo, la pioggia aumenta, io sono zuppa di acqua, ma onestamente non ci bado più, mi sento in compenso alquanto leggera perché la visuale della Torre Effeil scompare, come pure il raggio di luce chilometrico posto sulla sua punta. Ma ecco che arrivo sugli clampe elisee, il “cuore” della protesta. E’ un passare continuo di gilet gialli e di polizia, e mi sembra uno scenario quasi da guerra. Come sostiene lo scrittore Bruno Latour nel suo libro sui cambiamenti climatici: “il movimento Yellow Vest è un piccolo esempio del grande esempio dato dalla Brexit”. Osservando e documentandomi al riguardo, penso si tratti di uno scontro che sarebbe anche in qualche modo sociale, un movimento che collega le questioni di giustizia sociale con le questioni di ecologia, partendo proprio dalle campagne, dai piccoli centri, poveri contro ricchi, assumendo anche contorni politici con una ostilità di fondo verso l’attuale governo francese. E’ la dimostrazione pubblica di un disagio del popolo francese rispetto alla molto criticata politica della nuova élite. Ma lo Stato come afferma Latour non è in grado di ascoltare questa denuncia e sta semplicemente reagendo nei vecchi modi, perplesso e repressivo.
di Marica Ranieri
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